AUTORE: Jacopo Robusti detto Tintoretto
DATA: 1577
SECOLO: XVI
TECNICA: Olio su tavola
COLLOCAZIONE: Cappella Milledonne, abside sinistra
La rappresentazione artistica si distingue per la sua straordinaria originalità e la libertà espressiva, poiché utilizza elementi al di fuori della tradizione iconografica religiosa. L’opera, infatti, è stata oggetto di numerose critiche e addirittura messa al bando poiché veniva considerata contraria alle disposizioni emanate dal Concilio di Trento, che proibivano la realizzazione di dipinti considerati “immorali”. Il dipinto di Tintoretto, sia nella sua concezione generale che nei dettagli, rientrava sicuramente in questa categoria di opere contestate.
Al centro della composizione si erge Sant’Antonio abate, raffigurato in piedi e seminudo, le cui vesti sono strappate dal demonio che si cela anche sotto le sembianze femminili, una delle quali addirittura mostra un seno scoperto. Ai piedi del Santo si trova lo stesso demonio, sotto forma di un giovane nudo disteso a terra, che contribuisce a spogliarlo. Il demonio più riconoscibile è posto dietro il Santo, mentre quest’ultimo alza lo sguardo al cielo, dove sopraggiunge in volo Cristo avvolto da un ampio mantello rosso e blu, che lo salva dalle tentazioni demoniache. Una luce emanata da nuvole oscure scende dall’alto, illuminando la scena e in particolare la figura del Santo.
È evidente, dalla descrizione, l’originalità nel modo in cui il soggetto viene affrontato, attraverso un simbolismo audace e straordinario. Tintoretto non si preoccupò di immaginare la scena in modo convenzionale, né lo fece il fervente religioso Milledonne, che accettò e desiderò che l’opera fosse posta sull’altare, ai cui piedi egli stesso sarebbe stato sepolto.
