SAN NICOLÒ IN GLORIA, SANTA LUCIA E SAN GIOVANNI BATTISTA

San Marco 2542, 30124, Venezia VE

AUTORE: Lorenzo Lotto

DATAZIONE: 1529

SECOLO: XVI

TECNICA: olio su tela

COLLOCAZIONE: altare di santa Lucia detto di san Nicolò (secondo altare sinistro); nella pianta n°11

 

Il dipinto è dominato dalla nuvola su cui sono sistemati i tre santi. San Nicolò, abbigliato con preziosi paramenti vescovili, è raffigurato in atteggiamento devozionale mentre volge lo sguardo quasi attonito verso l’alto; ha una folta barba e l’aureola gli circonda il capo emanando un alone di luce. Gli angeli intorno a lui recano i suoi attributi: le tre palle d’oro con cui il santo salvò tre giovani dalla prostituzione, la mitria e l’ombrello liturgico. I committenti, il guardiano Giovanni Battista Donati e il suo aiutante Giorgio de’ Mundis (come ricorda l’incisione sull’altare), scelsero Nicola poiché santo protettore della Scuola dei Mercanti di cui erano membri. Ai piedi del santo si trovano san Giovanni Battista, parzialmente coperto dal suo manto da eremita, e santa Lucia, riccamente vestita e con il volto di profilo e in forte scorcio. Il registro inferiore del quadro è occupato da un paesaggio costiero, modulato da collinette e zone pianeggianti e sottolineato da alti alberi frondosi; solo un albero appare con i rami secchi (l’albero secco sacro a Diana, che san Nicolò aveva fatto tagliare e distruggere), che si staglia simbolicamente sul cielo coperto da nuvole scure e tempestose. Al centro, in lontananza, si vede una cittadina con un porto. Lungo le strade in primo piano, i mercanti trasportano i loro beni su animali da soma. In basso a destra si svolge l’episodio di san Giorgio che uccide il drago e salva la principessa.

L’originalità dell’opera sta nella sua composizione e soprattutto nella qualità cromatica. Dominano i colori freschi e chiari, che in alcune zone diventano freddi e taglienti, quasi acidi, ben diversi da quelli caldi di Tiziano, che primeggiava nella scena artistica contemporanea: per questo la pala di Lotto venne accolta con freddezza e indifferenza, sebbene contenesse notevoli spunti innovativi, come il paesaggio notturno visto dall’alto. Lotto dipinse questa tela quando tornò a Venezia dopo anni di lontananza, trascorsi a Treviso, a Recanati, a Roma, a Bergamo, luoghi in cui entrò in contatto con culture pittoriche diverse da quella veneziana. Furono proprio gli elementi formali derivanti dall’esterno, che rendevano la sua opera particolarmente originale, a non essere apprezzati nella città lagunare, dove invece si tendeva a preferire una pittura di tipo tradizionale.