AUTORE: Giovanni Bellini
SECOLO: XVI secolo
CHIESA: Chiesa di San Zaccaria (nella mappa n°2)
DATA: 1505
COLLOCAZIONE: Secondo altare sinistro
TECNICA: olio su tavola
L’opera, firmata e datata dall’autore nel cartiglio affisso al secondo gradino del trono, recante la scritta “Joannes Bellinus MCCCCCV”, fu eseguita per il secondo altare a sinistra. La Vergine è seduta insieme al Bambino, che tiene il piedino sinistro alzato come riferimento alla sua futura resurrezione, su un trono marmoreo sovrastato dal volto scolpito di re David, suo antenato. I due protagonisti sono attorniati da quattro santi in posizione simmetrica, san Pietro e san Gerolamo in posizione frontale e due sante di profilo, una delle quali è facilmente identificabile come santa Caterina di Alessandria (poiché ha con sé la ruota con cui fu martirizzata) e l’altra, dotata di un’ampolla e di una palma di martirio, potrebbe essere Orsola, santa vergine dai capelli biondi, o Maria di Betania oppure Agata. L’altare e la pala sono in simbiosi tramite una continua iterazione tra realtà architettonica e spazio fittizio: l’area delimitata dai capitelli e dagli archi reali si amplia nell’illusione pittorica. La sacra conversazione si svolge in un’abside dal catino mosaicato, la cui volta a crociera, da cui pendeva la catena con l’uovo di struzzo, simbolo della verginità di Maria e ora sospeso nel vuoto, è stata resecata nel XIX secolo. Originariamente, prima dell’amputazione ottocentesca, lo sviluppo verticale dell’opera, già delineato dalla bassa linea di orizzonte, risultava ancora più accentuato. Le linee di fuga convergono sulla testa dell’angelo musicante, l’unico ad instaurare un muto colloquio con l’osservatore. L’inquadramento architettonico si apre ad una timida inserzione paesaggistica, ai lati, che infonde una calda e naturale luminosità che ammorbidisce le figure e addolcisce la monumentalità. La novità della pala sta nell’inserimento della scena sacra nella natura, forse esito della suggestione esercitata dalla Pala di Castelfranco di Giorgione. Bellini, ormai più che settantenne, si dimostra capace di instaurare un dialogo con il giovane allievo e rinnovarsi.
