LA NATIVITÀ

San Marco 2542, 30124, Venezia VE

AUTORE: Giovanni Battista Cima detto Cima da Conegliano

ANNO: 1503-1509

SECOLO: XVI

TECNICA: olio e tempera su tavola

COLLOCAZIONE: altare di San Giuseppe (secondo altare destro); nella pianta n°2

 

L’opera, di grande originalità compositiva e cromatica, fu realizzata su committenza di Giovanni Calvo, ricco fabbricante e commerciante di stoffe in seta, morto nel 1509 e sepolto ai piedi di questo altare. Nel dipinto la Madonna, con una veste rossa e un velo bianco sul capo e intorno alle spalle, è inginocchiata a mani giunte accanto al Bambino dormiente, conscia del destino tragico del Figlio di Dio. Il volto è un ritratto realistico a cui l’artista ha aggiunto, in omaggio alla sacralità della Vergine, una leggera astrattezza compositiva di significato religioso, assente nelle due sante a sinistra. La figura del piccolo Gesù, che si mostra in tutta la sua umana fragilità, viene messa in risalto dalla luminosità del suo colorito chiarissimo e del drappo candido in cui è avvolto.  L’alto sperone di roccia e terra sulla destra funge da quinta naturale alla scena sacra che si sta svolgendo in primo piano. Accanto alla Madonna si erge, in contrasto cromatico con la parete di roccia retrostante, l’Arcangelo Raffaele in vesti bianche e aranciate, che parla, conducendolo per mano, con il giovane Tobiolo, abbigliato come un paggio dell’epoca con il corpetto e la veste corta. La presenza dell’Arcangelo è certamente un riferimento alla parrocchia del committente, la chiesa dell’Angelo Raffaele nel sestiere di Dorsoduro. Al centro del dipinto si trova San Giuseppe, a cui l’artista attribuisce una rilevanza inedita. Con un’espressione attenta e partecipata, egli sembra indicare il Bambino a un uomo inginocchiato, in vesti da pastore, che dovrebbe rappresentare il committente Calvo, che offre in dono un cestino di nespole e due tortore, simbolo di purificazione. L’uomo è accompagnato dal bambino alle sue spalle, probabilmente suo figlio, e dal cane sulla destra, allusione alla fedeltà. L’estremità sinistra del dipinto è occupata da Santa Caterina di Alessandria (in ricordo dell’omonima moglie defunta di Calvo), con in mano la palma del martirio e ai piedi la ruota del supplizio a cui fu condannata, e da Sant’Elena, recante la vera croce. Le due sante sono abbigliate secondo i ricchi costumi dell’epoca. Sullo sfondo si vede un ampio paesaggio collinare, dominato da un castello medievale. In questa atmosfera bucolica compare in lontananza un gregge di pecore condotto da un giovane pastore.