FACCIATA

San Marco 2542, 30124, Venezia VE

AUTORE: Giuseppe Sardi 

DATA: XVII secolo

COLLOCAZIONE: terzo altare a sinistra (nella mappa n°16)

TECNICA: muratura, scultura

 

Secondo la tradizione, la chiesa di Santa Maria del Giglio sarebbe stata costruita, all’inizio del X secolo, a spese della nobile famiglia Jubanico, dalla quale prese il suo nome dialettale di Santa Maria Zobenigo. Questa prima costruzione, orientata come l’attuale, fu vittima di una serie di incendi, in particolare nel 966 e nel 1105. Alla metà del XVII secolo, la fabbrica versava in precarie condizioni statiche e così ne vennero decisi l’abbattimento e la ricostruzione. I lavori interni vennero ultimati dall’architetto Giuseppe Benoni (lo stesso che progettò la Dogana da Mar) nel 1680, proprio in concomitanza con l’avvio della realizzazione della monumentale facciata. La realizzazione del prospetto si deve ad un legato testamentario del nobile Antonio Barbaro che, morendo nel 1679, lasciava trentamila ducati allo scopo: all’architetto Giuseppe Sardi venne commissionata una facciata celebrativa della famiglia Barbaro e di Antonio in particolare. La facciata è composta da due ordini sovrapposti di colonne binate scanalate, quello inferiore ionico, il superiore corinzio, e si conclude con un attico con timpano ad arco scemo.  Nell’ordine inferiore, entro le specchiature dei basamenti delle colonne, sono scolpite a bassorilievo le piante delle città di Zara (1), Candia (2), Padova (3), Roma (4), Corfù (5) e Spalato (6), richiamando così i successi politici e militari del Barbaro. Le sei coppie di colonne separano il portale da quattro nicchie aperte negli intercolumni, nelle quali trovano posto le statue dei fratelli di Antonio Barbaro (attribuite a Heinrich Meyring): Giammaria (7), Marino (8), Francesco (9) e Carlo (10). Nell’ordine superiore i basamenti delle colonne ospitano bassorilievi con Scene di battaglia (11). Nel comparto centrale è alloggiato il Monumento funebre di Antonio Barbaro (12), raffigurato come Capitano Generale da Mar (ritenuto opera di Giusto Le Court). Ai lati, negli intercolumni, entro nicchie, si trovano le statue dell’Onore (13) e della Virtù (14), mentre più esternamente, ai lati della facciata, sono collocate le figure della Fama (15) e della Sapienza (16). L’attico, infine, ospita, nella specchiatura centrale, lo stemma della famiglia Barbaro (17) mentre gli estradossi degli archi sono popolati di varie figure allegoriche.